Sto' pensando che poi dopo, a bocce ferme, smaltito il colpo e il dolore, data per punto fermo, insindacabile, assolutamente, in alcun modo, la liberta' di espressione, c'e' da fermarsi un attimo e ragionare.
Ci sono dei limiti ?
L'uomo libero ha dei limiti, se li pone, da cosa gli derivano ?
Io mi ricordo quanto diceva mia madre : la lingua non ha ossa, ma le ossa le spacca.
Quello che vorrei capire e' dove si trova il confine, perche' c'e', tra liberta' di parola/stampa e insulto.
C'e' un confine comune ?
E' codificato, codificabile ?
E' relativo, cambia a seconda del punto di vista (e' molto piu' distante se la "parola" e' dalla mia parte) ?
E se la "parola" viene usata contro di me ?
C'e' da ragionarci parecchio, uno spreco di vite deve indurre a pensare.